For years I kept a copy of this poem on
the wall above my desk:
The Lemons
Listen to me, the poets laureate
walk only among plants
with rare names: boxwood, privet and acanthus.
But like roads that lead to grassy
ditches where boys
scoop up a few starved
eels out of half-dry puddles:
paths that run along the banks,
come down among the tufted canes
and end in orchards, among the lemon trees.
Better if the hubbub of the birds
dies out, swallowed by the blue:
we can hear more of the whispering
of friendly branches in not-quite-quiet air,
and the sensations of this smell
that can’t divorce itself from earth
and rains a restless sweetness on the heart.
Here, by some miracle, the war
of troubled passions calls a truce;
here we poor, too, receive our share of riches,
which is the fragrance of the lemons.
See, in these silences where things
give over and seem on the verge of betraying
their final secret,
sometimes we feel we’re about
to uncover an error in Nature,
the still point of the world, the link that won’t hold,
the thread to untangle that will finally lead
to the heart of a truth.
The eye scans its surroundings,
the mind inquires aligns divides
in the perfume that gets diffused
at the day’s most languid.
It’s in these silences you see
in every fleeting human
shadow some disturbed Divinity.
But the illusion fails, and time returns us
to noisy cities where the blue
is seen in patches, up between the roofs.
The rain exhausts the earth then;
Winter’s tedium weighs the houses down,
the light turns miserly—the soul bitter.
Til one day through a half-shut gate
in a courtyard, there among the trees,
we can see the yellow of the lemons;
and the chill in the heart
melts, and deep in us
the golden horns of sunlight
pelt their songs.
(Translation by Jonathan Galassi)
I limoni
Ascoltami, i poeti laureati
si muovono soltanto fra le piante
dai nomi poco usati: bossi ligustri o acanti.
Io, per me, amo le strade che riescono agli erbosi
fossi dove in pozzanghere
mezzo seccate agguantano i ragazzi
qualche sparuta anguilla:
le viuzze che seguono i ciglioni,
discendono tra i ciuffi delle canne
e mettono negli orti, tra gli alberi dei limoni.
Meglio se le gazzarre degli uccelli
si spengono inghiottite dall'azzurro:
più chiaro si ascolta il susurro
dei rami amici nell'aria che quasi non si muove,
e i sensi di quest'odore
che non sa staccarsi da terra
e piove in petto una dolcezza inquieta.
Qui delle divertite passioni
per miracolo tace la guerra,
qui tocca anche a noi poveri la nostra parte di ricchezza
ed è l'odore dei limoni.
Vedi, in questi silenzi in cui le cose
s'abbandonano e sembrano vicine
a tradire il loro ultimo segreto,
talora ci si aspetta
di scoprire uno sbaglio di Natura,
il punto morto del mondo, l'anello che non tiene,
il filo da disbrogliare che finalmente ci metta
nel mezzo di una verità
Lo sguardo fruga d'intorno,
la mente indaga accorda disunisce
nel profumo che dilaga
quando il giorno più languisce.
Sono i silenzi in cui si vede
in ogni ombra umana che si allontana
qualche disturbata Divinità
Ma l'illusione manca e ci riporta il tempo
nelle città rumorose dove l'azzurro si mostra
soltanto a pezzi, in alto, tra le cimase.
La pioggia stanca la terra, di poi; s'affolta
il tedio dell'inverno sulle case,
la luce si fa avara - amara l'anima.
Quando un giorno da un malchiuso portone
tra gli alberi di una corte
ci si mostrano i gialli dei limoni;
e il gelo del cuore si sfa,
e in petto ci scrosciano
le loro canzoni
le trombe d'oro della solarità.
(da Ossi di seppia, 1925)
Ascoltami, i poeti laureati
si muovono soltanto fra le piante
dai nomi poco usati: bossi ligustri o acanti.
Io, per me, amo le strade che riescono agli erbosi
fossi dove in pozzanghere
mezzo seccate agguantano i ragazzi
qualche sparuta anguilla:
le viuzze che seguono i ciglioni,
discendono tra i ciuffi delle canne
e mettono negli orti, tra gli alberi dei limoni.
Meglio se le gazzarre degli uccelli
si spengono inghiottite dall'azzurro:
più chiaro si ascolta il susurro
dei rami amici nell'aria che quasi non si muove,
e i sensi di quest'odore
che non sa staccarsi da terra
e piove in petto una dolcezza inquieta.
Qui delle divertite passioni
per miracolo tace la guerra,
qui tocca anche a noi poveri la nostra parte di ricchezza
ed è l'odore dei limoni.
Vedi, in questi silenzi in cui le cose
s'abbandonano e sembrano vicine
a tradire il loro ultimo segreto,
talora ci si aspetta
di scoprire uno sbaglio di Natura,
il punto morto del mondo, l'anello che non tiene,
il filo da disbrogliare che finalmente ci metta
nel mezzo di una verità
Lo sguardo fruga d'intorno,
la mente indaga accorda disunisce
nel profumo che dilaga
quando il giorno più languisce.
Sono i silenzi in cui si vede
in ogni ombra umana che si allontana
qualche disturbata Divinità
Ma l'illusione manca e ci riporta il tempo
nelle città rumorose dove l'azzurro si mostra
soltanto a pezzi, in alto, tra le cimase.
La pioggia stanca la terra, di poi; s'affolta
il tedio dell'inverno sulle case,
la luce si fa avara - amara l'anima.
Quando un giorno da un malchiuso portone
tra gli alberi di una corte
ci si mostrano i gialli dei limoni;
e il gelo del cuore si sfa,
e in petto ci scrosciano
le loro canzoni
le trombe d'oro della solarità.
(da Ossi di seppia, 1925)
Here is Montale himself:
Eugenio Montale (October 12, 1896 – September 12, 1981) was an
Italian poet, prose writer, editor and translator, winner of the Nobel Prize
for Literature in 1975. He is widely considered the greatest Italian lyric poet
since Giacomo Leopardi.
I love the nostalgic air of this poem. It's Fellini-esque, it's something along the lines of Amarcord. I can picture the family featured in the film in an orchard or the like. As I read the poem, I couldn't help but picture myself peeling a lemon, letting the little spritzes of oil from the zest perfume the air.
ReplyDelete